L' allenamento della forza a basse RPM. Quali sono i reali effetti?

29.01.2017

L' allenamento della forza a bassa cadenza è tra le metodiche ampiamente utilizzate per incrementare la forza, ma davvero porta indiscutibilmente ai risultati attesi?

La forza muscolare, questa sconosciuta...

La logica dell'articolo posto a conoscenza del lettore valuta aspetti ampiamente discussi in materia di forza, nel particolare, del risultato di un suo incremento, ovvero una maggiore potenza. Quando si tratta di parlare di forza, l'argomento non è mai scontato o banale. La forza si associa a una sola componente, ovvero l'ipertrofia, o comunemente definita "massa muscolare". In realtà, la forza muscolare è un fenomeno palesemente multifattoriale e dipende da numerosissime variabili, oltre che dalla sezione trasversa del muscolo (o semplicemente l'ipertrofia citata precedentemente),. Proviamo a schematizzare tutte le suddette variabili.

FATTORI CHE INCIDONO SULLA FORZA MUSCOLARE

  1. MOTIVAZIONE
  2. VELOCITA' DEL GESTO
  3. IPERTROFIA (massa muscolare)
  4. TIPOLOGIA DI FIBRE
  5. DENSITA' DELLE FIBRE
  6. COORDINAZIONE INTRAMUSCOLARE
  7. COORDINAZIONE INTERMUSCOLARE
  8. RECLUTAMENTO DELLE FIBRE
  9. FREQUENZA DI SCARICA DEL MOTONEURONE (semplicemente quanti impulsi manda)
  10. SCHEMA NEUROMOTORIO DEL GESTO
  11. BIOMECCANICA DEL GESTO
  12. PRESENZA O MENO DI PARAMORFISMI O DISMORFISMI (difetti posturali)

In realtà, queste ne sono solo alcune perché non tratteremo ampiamente dei fattori, in quanto esulano dagli obiettivi dell'articolo. 

Valutando tutti i punti antecedenti, è palese come la forza non dipenda solo dalla "massa muscolare", bensì da numerose variabili messe in gioco. In modo completo, sappiamo, inoltre, che la forza muscolare dipende in modo importante dalla velocità applicata e viceversa, poiché entrambe le variabili si influenzano reciprocamente. La velocità, infatti, dipende dalla forza oltre che da fenomeni coordinativi.

Detto ciò analizzeremo, la relazione tra le due variabili nel grafico successivo.

Relazione forza-velocità secondo Bosco C.

Come vediamo, forza e velocità sono inversamente proporzionali. Non entrando nel merito, sappiamo che questa relazione (ottimale) implica una maggiore massima potenza assoluta e relativa esprimibile, di conseguenza l'obiettivo del ciclista è di innalzare questa "curva" per favorire una maggiore performance.

Variazioni della curva a seguito di allenamenti del massimale di forza

Analizzando il grafico, notiamo come allenamenti della forza massimale e submassimale portano ad "alzare la curva" e ad esprimere maggiore forza e maggiore velocità, con conseguente maggiore potenza assoluta e relativa.

Questa parte è stata ampiamente discussa in un altro articolo di revisione scientifica: L'ALLENAMENTO DELLA FORZA NEL CICLISMO. E' da precisare che lavori di forza massima devono essere effettuati con moderazione; la principale qualità da incrementare è la forza esplosiva, dove lavori di forza massimale massivi portano all'ipertofia e alla riduzione della forza veloce. 

Illustrata la premessa, possiamo concentrarci sul quesito di base con una visione più chiara del caso:

L'allenamento della forza a basse RPM è davvero efficace?

Prima parte...

Tipo di fibre e quantità reclutate...

Come illustrato precedentemente, esiste una curva limite, che ci mostra la nostra qualità di generare forza ad una data velocità. Secondo ricerche ormai datate (Henneman et al.). le fibre vengono reclutate a seconda dell' impiego di forza, dove le stesse vengono reclutate interamente a partire dall' 80%-85% del massimale di forza. E' risaputo che per incrementare la curva forza -velocità bisogna reclutare tutte le fibre a disposizione, oltre a lavorare su altri meccanismi neuromuscolari e su allenamenti volti a migliorare le varie espressioni.

Esempio reale di allenamento della forza a bassa velocità

Un'applicazione pratica di valutazione del grafico forza-velocità (mostrato precedentemente) la ritroviamo in quelle che sono le SFR (Salite Forza Resistenza), metodica ampiamente conosciuta dalla totalità dei ciclisti di qualsiasi categoria. Proviamo ad analizzarla valutando le applicazioni di forza e velocità del grafico illustrato precedentemente, rapportandola ad un caso reale di un atleta seguito da Sport Science:

Curva Forza- velocità reale di XXXX, misurata con test P/V

Il grafico mostra l' applicazione di Forza e di velocità dell' atleta XXX; dopo aver valutato lo stesso, abbiamo sottoposto il ciclista ad un allenamento di SFR analizzandlo successivamente con appositi software. Per semplificazione, abbiamo valutato i Newton applicati alla velocità (M/sec) applicati, e dall' analisi fatta è scaturito che:


  • L'atleta XXX ha un massimale di forza in termini di Newton di 1126N (dato presumibilmente obiettivo)
  • L'atleta XXX durante le SFR a 40 RPM applica circa 730 N, ovvero il 65% del suo massimale esprimibile

Di conseguenza, sapremo che le SFR eseguite non arrivano a toccare la soglia minima dell'80% del massimale (dato comunque indicativo e variabile da soggetto a soggetto); inoltre, la bassa cadenza non consente al sistema neuromuscolare di esprimersi al meglio, oltre al fatto che il gesto non rispecchia quello che succede in gara. Concettualmente (secondo la descrizione delle qualità della forza illustrate precedentemente) non si può incrementare né la forza né la velocità, né tantomeno la potenza.


Con ciò non vogliamo esprimere che questo tipo di allenamento non funzioni, e non vogliamo attestare che il test da noi eseguito sia una prova scientifica o un dato di fatto. In questa prima parte, abbiamo valutato aspetti teorici ed applicazioni dell'allenamento della forza a bassa cadenza. Nella parte successiva analizzeremo la bibliografia scientifica a nostra disposizione in relazione a questo tipo di allenamento, cercando di chiarire con dati obiettivi cosa comporti in termini di performance.


A cura di: Dott. Antonio Trifilio


A presto per la seconda parte: 

L' allenamento della forza a basse RPM, la ricerca ci dice che...